O meglio, sappiamo tutti che ne producono, ma a dire il vero non sono molto ben distribuiti nè proposti nelle enoteche. Dopo questa serata mi sento proprio di dire che dovrebbero.
Il delegato AIS di Treviso, Wladimiro Gobbo, presenta il grande campione toscano Luca Martini, miglior sommelier WSA 2013, assieme ad un panificatore e un affinatore della zona e alle rappresentanti del consorzio del prosecco Valdobbiadene Superiore.
Unica pecca della serata la marchettona di un abbondante quarto d'ora sul prosecco, sulla denominazione, quanti sono i produttori, quanti ettari, ecc ecc... Che nervoso mi ha fatto.
Poi Luca ha chiesto scherzosamente alla rappresentante se fosse veramente il metodo ancestrale il prosecco tradizionale, lei ha risposto che in realtà è nato prima il prosecco fermo (ma cosa dice!!) infatti Gobbo ha corretto il tiro dicendo che è il colfondo... che figuraccia.
A parte questo la serata si è svolta benissimo, considerate le persone in sala (credo più di cento sicuramente), ottimo servizio, rapido e senza sbavature, i vini proposti sono stati spiegati da Luca con descrittori inusuali e soprattutto con grande modestia e bravura.
1. Chateau MUSAR white 2000, il nome dei vini libanesi conferma la grande presenza di enologi e vitigni provenienti dalla Francia, in questo caso si tratta di OBAIDEH e MERVAH, due nomi che non sentiremo spesso, ma fanno riferimento ad altri due ben più famosi, rispettivamente SEMILLON e CHASSELAS.
Prima annata in commercio, colore TOPAZIO, un colore brillante, vivo, è una gemma preziosa, splendido. Speziatura molto presente appena si mette il naso nel bicchiere, legno di cedro (in libano è anche l'albero nazionale!), fiori di zagara, timo, rosmarino, mandorla e note burrose come di burro di arachidi.
Avvolgente, secco, chiude su note mielate, minerale, finale anche di nettarina. Un filo di tannino, probabilmente ha macerato qualche ora sulle bucce, e buona corrispondenza naso/bocca.
Io l'ho adorato e sebbene avesse 15 anni chi li sentiva!!
2. Chateau MUSAR Red 1998 un rosso dopo un bianco, scelta che va contro alle normali regole ma con Luca si può, infatti ogni assaggio era calcolato bene. Stesso produttore, stessa vallata, Bekaa, qui siamo come vigneti nel sud della Francia, Cabernet Sauvignon, Carignan e Cinsault.
Colore e sentori dell'evoluzione. Luca rileva che forse l'annata o il luogo stesso erano molto caldi infatti ci sono stati probabilmente dei problemi in fase di maturazione; ricorda lo stile dello Chateneuf du Pape.
Poca materia colorante, note balsamiche, gomma bruciata, china, curcuma, ematico, menta selvatica.
Secco e fresco, asciuga le mucose, note fruttate, corrispondenza meno marcata del primo, prugna fresca.
Questo vino per me non aveva lo stesso "quid" emozionale del primo, non l'ho compreso forse. Resta il fatto che fosse veramente interessante.
Anfore da vino, tratta dal web |
Note ossidative subito preponderanti, lento nel bicchiere, lacrime lente e archetti fitti, the al gelsomino, anice, pesca secca, albicocca secca, papaya, pasta al curry . Secco, caldo, pieno, fresco, tannico, un tannino che dà spessore al sorso, cremoso, che lascia in bocca note pulite.
Intenso e persistente, pochissima solforosa. Ricordare il nome delle anfore QVEVRI.
4. Zurab Topuridze Chkhaveri Blanc 2013 ancora in Georgia, regione Guria, vitigno Chkaveri, è tipo uno chardonnay per capirsi, sentore di RIDOTTO (ma non me lo ricordo già più...) con questa bassa solforosa probabilmente ha risentito delle condizioni meteo o dell'umidità cambiata (sono vini molto sensibili). Caucciù, anice stellato, pompelmo (io ho sentito anche luppolo, come di birra IPA).
Vino Triple A, limone, anzi LIME, ginestra appassita, cedrata.
Vino che Luca trova molto stimolante, noi così com'era nel bicchiere proprio no, ma divertente da scoprire sì questo posso dirlo.
5. La lunga carrellata (8 campioni) continua inarrestabile, ancora in Georgia, con OUR WINE, Saperavi Grand Cru AKHOEBI 2011, Regione Kakheti, il vitigno Saperavi assomiglia ai cavalli di razza Sagrantino o Mavrodaphne, grande capacità tannica.
Cupo, non troviamo grande evoluzione, il colore è impenetrabile e macchia le pareti del bicchiere, lasciando anche molto residuo. Color melanzana, ai fianchi. Tanta freschezza (lanciando uno sguardo all'interno del bicchiere, il colore è vivido), un naso complesso etereo, come di cera (mi ha ricordato all'istante le candele colorate) cumino, caffè, cioccolato arrostito (!!!) fieno bruciato e carne alla griglia (qui Luca si è sbizzarrito!) finale di aceto balsamico al melograno (neanche sapevo esistesse).
La grande acidità bilancia ottimamente il tannino, che altrimenti sarebbe improponibile.
Abbinamento? Spiedino di pecora (le note animali vengono mitigate dal tannino), pesto di ceci e yoghurt greco.
6. Arriviamo in Israele con GAMLA Brut non vintage 2011 M.C. prodotto in Galilea, da Pinot nero e Chardonnay. Il colore si avvicina ad un cipria, era più su note di buccia di cipolla che dorate.
Biscotto, brioche, pane tostato, semi di finocchio, pepe bianco, note boisè (boscoso). Secco, fresco, lime, cedro candito, chiusura vibrante. E' un vino KOSHER.
In Israele i prodotti come questo (o forse tutto) deve rispettare le imposizioni della Torah, ogni prodotto deve essere controllato dal rabbino, deve seguire certe tipologie di preparazioni (in casa hanno due lavandini, uno per i preparati KOSHER), ma nel nostro caso i lieviti devono essere per forza SELEZIONATI, in quanto i lieviti indigeni non hanno provenienza o certezza, potrebbero essere "impuri"
Poco altro da dire se non che lo abbiamo ADORATO !
7. settimo campione, sempre Israeliano, YARDEN Chardonnay Organic ODEM 2012, colore ORO vivace, naso di vaniglia, cocco, banana, ananas candita, frutto della passione, latte di cocco, mela e cannella, KOSHER (lieviti francesi selezionati).
Questo vino è stato presentato secondo me per confrontare un tipo di prodotto diverso, meno stimolante degli altri ma tecnicamente perfetto (era piacevole ma troppo semplicione, i sentori erano tutti morbidi così come il vino, nessuna freschezza, tanta vaniglia ecc.).
Luca ha anche così voluto vedere cosa ne pensava la platea in sala. Tutti concordi nello "scartare" questo campione, che comunque faceva parte del percorso logico.
8. Ultimo vino, un rosso, YARDEN Pinot noir 2009 stesso produttore dello chardonnay n. 7, sempre Israele quindi, zona di Katzrin, Northern Golam. Pinot nero. Rubino, evoluto. Brilla verso tonalità mattone, sull'unghia ("RIM" in inglese) e danza lento nel calice (14,5%) lacrimazione lenta, fitta e regolare. Equilibrio fra lacrime, nel modo in cui scorrono (questo passaggio però non mi è stato chiaro, approfondirò). Naso pulito e franco. Carruba, curcuma, pepe rosa, fragola, mentuccia muraiola, funghi, champignon e charantelle.
Secco, fresco tannino polimerizzato che dà spessore e lunghezza, ricordarso le tre colonne portanti del tannino del vino: SAPORE//SPESSORE//LUNGHEZZA. Mineralità e note boisè.
Io l'ho apprezzato e mi ha ricordato un pinot nero di borgogna che ho assaggiato il mese scorso...
Grazie a Luca e alla delegazione di Treviso per questa bella esperienza, tornerò a trovarvi!
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