domenica 17 maggio 2015

I profumi del vino serata da Ferrowine 14/5

Per molti di noi, intendo gli appassionati (o wine geek come va di moda adesso), ancora legati al mondo della sommelierie da un punto di vista romantico più che pratico, l'evocazione di ricordi tramite il riconoscimento di sentori provenienti dal bicchiere è ancora motivo di ricerca e affanno in certi casi.

Purtroppo non è facile memorizzare un profumo che si percepisce solamente una volta, anche se il contesto aiuta, certo. Gli amici di Ferrowine mi hanno "anticipato" un'idea che già da tempo avevo progettato ma mai portato a termine, cioè preparare una degustazione per allenare gli interessati per i sentori specifici.

Pensavo a elementi naturali, tipo erbe aromatiche in bicchiere e cose di questo genere (menta, rosmarino, salvie di vari tipi); certo quelle sono reperibili facilmente, ma se volessi ad esempio percepire delle sensazioni fuori stagione?
Ad esempio i fiori, si possono veramente memorizzare solo in questi mesi, e tutti a caccia della rosa, ce ne sono tantissime oggi che scrivo (17 maggio) e dei tigli, fra poco.

Insomma, la serata alla quale abbiamo partecipato io ed il mitico Pietro, è stata completamente incentrata nell'utilizzo di aromi di sintesi (olii essenziali) per riconoscere il sentore principale.

Molti i presenti (31 persone) e anche qualche esperto nella folla, abbiamo iniziato con i profumi dei vini bianchi, degustando un gewurtztraminer, siamo partiti con la prima fialetta, dal profumo era un po' fuorviante all'inizio (mi ricordava un floreale dolce), poi allontanandola dal naso, ho percepito arancia e limone a fasi alterne. Agrumi avrei detto, poi si è rivelato essere POMPELMO, ma dovrei ritentare perchè non mi ha convinto. Seconda fialetta, vicino al naso era bruciante, quasi di erba fresca, ma non ho riconosciuto altro. Era ROSA, che ho riconosciuto subito dopo tenendola lontana dal naso. Capito il sistema ho inquadrato meglio i vari sentori successivi.
Terza fialetta, sentore erbaceo sicuramente, ho pensato inizialmente al peperone verde, ma poi mi sembrava cambiato e sentivo note di fieno intenso. Era PEPERONE VERDE, ci siamo dai.

Per i rossi è stato servito un simil-amarone, un merlot+corvina con appassimento della zona di Verona, noto molti produttori che si stanno cimentando con l'appassimento del merlot anche se gli acini sono piccoli e difficili da appassire.. Comunque, prima fialetta, fumo, speck, affumicatura fortissima, che tutti hanno riconosciuto, stranamente era PIETRA FOCAIA, ma non avendola mai percepita la memorizzerò così.
Seconda fialetta, frutto dolce, rosso, credo fragola, poi mi vengono in mente i fragoloni zuccherati delle fiere di paese, poi era CILIEGIA, ma i sintetici non sono precisi come la natura...
Terzo campione, fiore sicuramente, dolce e intenso, quasi di sapone da bagno, direi lavanda, invece era VIOLETTA, ma non ci sono andato lontano.

Passiti, in servizio con uno SHERRY, oleoso e zuccherino, ricco di sentori, iniziando con una prima fialetta, sensazione leggermente tostata e di mandorle, anzi no, nocciole, esatto NOCCIOLA, l'ho azzeccata, procediamo con la seconda, difficile, dolce ma poco intensa, quasi mielata, ma anche di frutta secca a polpa, tipo un dattero, era PRUGNA, ma mi sono avvicinato moltissimo.
Per ultima la terza fialetta, zuccherina e quasi bruciata (ma credo di aver avvicinato troppo il campione al naso), ho detto caramello, sentendo Pietro però in effetti era quasi cioccolatosa, e infatti CIOCCOLATO.

Mi sono divertito a ragionare con i profumi dei vini, è stato un bell'allenamento perchè la mente spazia per trovare la risposta e se non la conosce ci può arrivare anche con il ragionamento in base a tutte le esperienze passate, ad esempio la GINESTRA l'ho annusata solo una volta in vita mia, ma ricordo che era un sentore di fiore giallo e intensamente pungente, quindi ci si può avvicinare moltissimo ed è questo che conta.
Fino al momento in cui l'esperienza ci farà ricordare gli esatti profumi.

lunedì 27 aprile 2015

Gruppo di assaggio - quinta serata 2/4

Per i più attenti non ho descritto la quarta serata in quanto abbiamo degustato dei vini non particolarmente stimolanti e in un paio di casi addirittura vecchi o inconsistenti, per fortuna ci siamo rifatti con degli ottimi affettati! Tengo invece a ricordare la quinta serata, che è stata un successo.

Reduci dalle fiere vinicole ci siamo trovati, coloro che hanno potuto, in questo primo giovedì di aprile più che per discutere, per ritornare a fare emergere la grande convivialità che il vino riesce a creare, in più era vivo il forte desiderio, anzi il bisogno quasi primordiale di soddisfare la curiosità di aprire delle etichette che abbiamo conservato e mantenuto affettuosamente per occasioni speciali.

Come sapete il vino va bevuto... E non è detto che quando lo aprirete sarà quello che speravate che fosse! Da esperienza diretta, pertanto ve lo posso consigliare, ogni vino ha la sua età e ogni bottiglia può essere un caso a sè stante.

Insomma, questa volta ci siamo radunati al Giardinetto, di Mira, ringrazio l'ospitalità Chiara e Alberto, anche se mi è dispiaciuto non avervi sempre al tavolo con noi...

I vini in degustazione sono stati diversi, devo dire che mai avevamo avuto un livello tanto alto, sono rimasto allibito fino a che punto la nostra passione ci faccia rendere il prezzo dei vini quasi inconsistente qualsiasi esso sia!!! Ovviamente dobbiamo essere soddisfatti della spesa...

Il primo vino aperto, uno champagne, è stato il LAURENT PERRIER, paglierino verso il dorato, fine, chardonnay in grande percentuale, sensazioni burrose e di mandarino, pochi sentori di lievito, nè di pane, mi è piaciuto molto, e pensare che si tratta del loro base .
Abbiamo nel frattempo assaggiato della focaccia di pizza con porchetta, bell'abbinamento considerata la freschezza del primo campione (che è finito presto).
Apro per secondo un mito italiano, l'ANNAMARIA CLEMENTI 2004, vino di eccelsa qualità dell'azienda Cà del Bosco, dedicato alla madre di Maurizio Zanella e fondatrice dell'azienda.
Colore ricco di evoluzione, oro puro e caldo, la selezione delle migliori uve dai migliori CRU, sette anni sui lieviti in bottiglia, intenso ma anche fine e di una persistenza evocativa e romanticamente sognante, ti fa restare con lo sguardo perso a vagare con le immagini.
Và da sè che siamo rimasti senza parole dopo un assaggio tanto prestigioso, qualcuno ci ha chiesto anche un assaggio! Grazie per l'incredibile generosità a Samuele, non finisci mai di stupirci.

Il Paladino di Revì, gran cru dell'azienda trentina, a questo punto era a rischio, lo abbiamo aperto dopo più per fiducia che per reale consapevolezza, infatti risultava molto meno elegante, quasi rustico (e non è così, si tratta pur sempre di chardonnay in purezza), ma il confronto era impietoso e a dire il vero scorretto. Apriremo un'altra bottiglia sicuramente in futuro.

La bottiglia proposta da Tobia era il PINOT BIANCO di S. Michele Appiano, SCHULTHAUSER, ottimo esempio di mineralità e struttura (svolga anche la malolattica) , evoca sentori di grafite e frutta matura, molto presente la mela. Davvero un ottimo prodotto, tenuto conto inoltre che si tratta di pinot bianco, il minore (o meglio il più sottovalutato) della famiglia dei pinot.

Questi sono i vini che ricordo maggiormente, per emozione e verve. Ringrazio tutti per la serata, solo affiancandoci a persone della stessa fortissima passione ci si può sentire veramente a proprio agio, grazie!

lunedì 13 aprile 2015

Il pranzo francese che successone! 12/04/15

L'idea mi è venuta visitando un mercatino a Vicenza di prodotti tipici da tutte le regioni di Francia.

Ed allora ho pensato, visto che avevo appena acquistato alcuni formaggi e vini (i biscotti e le cialde sono ahimè durati pochissimo), di organizzare un pranzo particolare per i nostri ospiti ieri pomeriggio.
Tutto (o quasi) a tema francese, ho anche messo la Tour Eiffel come centro tavola!
Antipasti vari all'ombra della Tour Eiffel

Abbiamo iniziato con degli antipasti di salmone affumicato (certo non propriamente francese, ma quanto ci stava!) con burro "conico", fatto  mano, affumicato, tartine con uova di lompo e croissant salati.
Baguette con baccalà mantecato, gamberoni in saor e spritz con campari e angostura (non ho resistito alla nostra immancabile contaminazione veneta), accompagnati da un gradevolissimo Champagne, fragrante e anche se basico, piacevolmente agrumato.

Il primo formaggio, le LANGRES,  che si vede nella prima foto, è un vaccino a pasta molle e crosta lavata, affinato nello Champagne, e quale migliore abbinamento poteva esserci? Ho provato la crosta assieme al nobile spumante e posso dire di aver percepito veramente un abbinamento armonico.

Avendo saltato il primo, non avendo esperienza effettiva di cucina francese, abbiamo preferito cucinare alcune orate, con patate e pomodorini ciliegini e cipolle, con abbinamento il MUSCADET DE SEVRE ET MAINE SUR LIE, acquistato al mercatino, da vitigno MELO de BOURGOGNE, attenzione, a parte il nome, non è moscato, vino adatto a crostacei ma anche a pesci di mare.
I vini del pranzo
A dire il vero non l'ho particolarmente gradito, sapendo comunque che si trattava di un prodotto delicato e leggero, non mi è sembrato conservato benissimo, un po' spento insomma.

Principe della tavola, l'orologio di formaggi, che siamo riusciti a a reperire in parte alla gastronomia di Cazzago di Pianiga, gli abbinamenti sono una loro idea.
Come vedete ho posizionato dei numeri per rendere il tutto più comprensibile, a partire dal primo 1: Pyramide, formaggio caprino avvolto nella cenere, ottimo, non era troppo intenso il sentore del latte caprino, in bocca la cenere edibile faceva la sua parte amarognola e abbinato a un goccio d'olio e pepe era davvero un assaggio da ricordare.
Lorologio di formaggi francesi
2: questo secondo formaggio somigliava tantissimo ad un gorgonzola stagionato, senza però avere la muffa preponderante sul resto. Affiancato da pane di segale, questo formaggio è piaciuto meno, io l'ho trovato comunque stimolante e gustoso.
3: Mitico l'EPOISSES, di latte vaccino a pasta molle e lavata con MARC de Bourgogne, la vinaccia, racchiuso dalla sua scatola di legno, intenso, cremosissimo e amarognolo, assieme alle noci ha fatto faville, forse il miglior boccone di tutto il pasto. ( e costa relativamente poco, 9 euro la confezione)
4: per finire una specialità (non so il nome nè la provenienza però) che è stata aromatizzata con uvetta e banane, ma a dire il vero era troppo acidulo per essere mangiato dopo l'Epoisses e non aveva nessun gusto dei prodotti con cui era insaporito, ma non essendo esperti abbiamo gradito meno.

Vino abbinato con i formaggi un RIESLING ALSAZIANO riserva, secco, accenni di idrocarburi e frutta esotica, a dire il vero è stato nascosto dalla grande potenza dei formaggi, quindi è passato molto inosservato.

Il dolce era d'obbligo, anche se ormai avevamo pochissimo spazio nello stomaco, ma quando si parla della Cheesecake di Lisa (altro sgarro alla nazionalità) al caffè e cioccolato fondente, non c'è dubbio che bisogna prenderne almeno due fette!
Abbinamento ideale? Il BANYULS, che però... Non ho trovato! Per fortuna che in dispensa ho conservato l'ALA AMARASCATO (Sicilia), che è stato l'abbinamento migliore con il cheesecake, armonia e completa pulizia in bocca.

Che dire, ci siamo divertiti e abbiamo conosciuto alcuni prodotti tipici, non solo francesi (ho usato anche un burro tedesco alle erbe), quindi è bello mescolare le varie culture se il risultato finale è la felicità dei commensali, a presto allora con altri pranzi a tema!

mercoledì 1 aprile 2015

VINNATUR 22/03/15 - esperienza sempre interessante

Per me è la terza edizione visitata, vedo ogni volta una grande affluenza e entusiasmo negli avventori, me compreso!

La domenica è sempre il giorno più difficile, purtroppo però non abbiamo mai altre possibilità per visitarla...

La stupenda cornice della villa, affrescata e bellissima, con il suo parco e le sue colonne, rende il tutto molto più affascinante.

Confusi inizialmente dalla massa di persone presenti, siamo stati qualche minuto a cercare un banco di assaggio libero, dopo aver pranzato con un eccellente panino fatto al momento da lievito di pasta madre, leggero anche se tanto abbondante!

Primo produttore degustato, un simpatico signore dell'OLTRE PO PAVESE, Pietro Torti. Diversi i prodotti degustati, migliore fra tutti il suo metodo classico, da pinot nero 100%, buono il Cruasè e da provare anche i rossi, tutti identitari del territorio. Non mi ha entusiasmato il pinot nero 2010 ma andava atteso ancora, secondo Pietro.

Trovavo giusto soffermarmi un po' anche dal "padrone di casa", dal creatore di Vinnatur, Maule con la Biancara, per poter assaggiare i suoi vini, in effetti finalmente dopo tre edizioni son riuscito a trovare spazio al suo stand per l'assaggio! Il MASIERI, garganega e trebbiano, piccola aggiunta di solfiti prima del'imbottigliamento, mela verde e erba secca, verticale e quotidiano, prodotto diciamo basilare dell'azienda; il PICO, mitico macerato per due settimane da uva garganega, si alza il tiro, il corpo aumenta, così come il colore si arricchisce di tonalità oro rosso, grande sensazione di sasso, quasi di pietra focaia, ma la quantità di odori nel piano inferiore era veramente tanta per essere lucidi e concentrati. Senza soffermarmi troppo ho adorato il tai rosso e il suo merlot, ma anche il recioto dolce era fantastico... Che dire, meritava davvero sostare così a lungo!!

Era da molto che inseguivo questo produttore, CAMILLO DONATI, lo trovai anche a Piacenza ma era già finita la fiera... Ho potuto assaggiare tutti i prodotti in degustazione e devo dire (che i puristi mi perdonino) che erano vini poco puliti al naso. A parte la volatile acetica, certi erano proprio animali. Trebbiano 2013 non filtrato, un sauvignon macerato, una buona malvasia di candia, curioso il Rosso della bandita, molte uve pigiate assieme come vuole la loro tradizione, una barbera e una bonarda dolce alla fine. Non ne sono rimasto particolarmente entusiasta, devo dire....
A questo punto è una questione di gusti personali.

MAS ZENITUDE, signora che parlava benissimo italiano e ci ha reso partecipi degli assaggi come fosse la prima coppia che gli chiedeva "cosa ci fa assaggiare". L'azienda è situata nella Languedoc, e ci ha anche invitati a passare le vacanze nel loro agriturismo...
I loro vini sembrano succo d'uva, tanto sono fruttati, grande freschezza ma allo stesso tempo tecnicamente pulitissimi anche all'olfatto. In degustazione i loro prodotti, tipicamente del sud della Francia, Carignan (vigne di 100 anni), Grenache (però blanc!), Clairette, ma soprattutto un vitigno meno tipico, il SYRAH, che loro vinificano benissimo, o forse era un'annata particolarmente felice, pepato e speziato, ricco e minerale. OTTIMO.

Un altro francese della zona del sud della Francia, Roussillon, di DOMAINE VINCI, di origini italiane (ma non parente con Leonardo!), che parlava in una lingua tipo esperanto, mischiando francese a spagnolo a inglese e anche italiano, che simpaticone! Ad essere sincero i suoi vini non mi hanno entusiasmato, TRANNE il maccabeu, con carignan blanc e grenache blanc, nome del vino "COYADE", acciaio e nessuna molecola aggiunta di sintesi, neanche in vigna ovviamente, ha svolto anche la malolattica, ricco e profumato, l'ho adorato, davvero.

Spagna, questa sconosciuta, non ho mai trovato vini interessanti o particolarmente stimolanti... E probabilmente perchè ne ho provati relativamente pochi!
Oggi mi sono ricreduto grazie a due piccolissimi produttori.
Bodegas Cauzon, 5 ettari, Granada, hanno realizzato un bianco (incredibile per una azienda spagnola) veramente interessante, più dei vari rossi in degustazione, da sauvignon e chardonnay, profumatissimo, fiori bianchi a raffica e bella frutta a polpa gialla... Nessun lievito aggiunto, nessuna SO2, fantastico (e costa 5 euro a bottiglia...)
Infine una signora dolcissima, che ci ha presentato anche vini senza etichetta, sempre 5 ettari, BODEGA VINA ENEBRO, il primo bianco da FORCAYATH, vitigno rarissimo forse presente solamente da loro, stranissimo e dal gusto davvero originale, più che piacevole, un monastrell frizzante vinificato in bianco e un ottimo monastrell passito, che raggiunge i 18 gradi alcool. Bravi continuate così!

sabato 28 marzo 2015

I vini naturali assieme a Sandro Sangiorgi - Venezia 3/3/15

Se conoscete l'editoria del mondo enogastronomico non potete non conoscere Sandro Sangiorgi, fondatore di Arcigola, che poi è diventata Slowfood, editore della rivista Porthos, unica rivista indipendente del mondo del vino e grande degustatore.

In occasione dell'apertura del "Local" un nuovo ristorante green a Venezia, Sandro ha presentato nello specifico l'abbinamento con i loro piatti, studiati dallo chef Marco Tagliapietra (ha lavorato al Noma per intenderci).

A due passi dalla piazza più famosa di Venezia, Piazza San Marco, siamo entrati nel ristorante dell'hotel Wildner, che si affaccia in riva degli schiavoni (peccato perchè c'è l'imbarcadero del vaporetto in mezzo a interferire con la vista) sull'isola di San Giorgio Maggiore.
Accolti con grande cortesia e classe, ci siamo seduti affacciati sulle vetrate che danno sulla riva.
Dopo le presentazioni di rito comincia la serata, Sandro presenta la sua idea, proporci in degustazione diversi vini naturali con abbinamento per ricercare il "matrimonio" tra i vari componenti, lasciandoci stupire dal gioco studiato nel piatto tra i sapori e l'avvolgenza dei vari assaggi.

MI piace come si relaziona con il pubblico, sembra contemporaneamente essere sia un professore che un vecchio amico, mettendo tutti a loro agio, ma anche a volte stuzzicando con carattere da romanaccio DOC.

Alcune considerazioni che ho annotato mentre lo ascoltavamo rapiti:
Qual'è l'elemento essenziale che deve essere presente nel vino? Molti avrebbero risposto l'ALCOOL, o forse ancora più profondamente l'ARMONIA, in realtà è il SENSO DI BENESSERE, che suscita nel degustatore/assaggiatore.
A parte i vini industriali, i vini naturali sono più analizzabili e sfaccettati (Veronelli preferiva il peggiore vino del contadino al migliore vino industriale) e sono così variegati che si scompongono e ricompongono dentro di noi. Allo stesso tempo il vino non può essere analizzato scomponendolo, ma comprendendo tutto l'insieme di sensazioni contemporaneamente.
Non ha senso usare il legno per "correggere" il gusto del vino, o il suo profumo...
ASPETTATIVE, non abbiatene!  Abbiate rispetto dell'assaggio e abbiate cura del prezioso liquido nel calice, è costato comunque sforzi e fatica e tempo a chi lo ha prodotto.
Niente ROTEATORI, soggetti poco delicati, che agitando continuamente il prezioso liquido, lo demoliscono a livello molecolare, meglio una leggera roteazione del bicchiere in modo da bagnare le pareti ed avere lo stesso effetto veicolante dei profumi.
Ricordarsi di immettere prima della degustazione gusto-olfattiva, un sorso per avvinare la bocca; le sensazioni già ivi presenti potrebbero essere fuorvianti.
Non è solo il vino che cambia nel bicchiere davanti a noi, siamo anche noi che cambiamo con lui.

Capesante "destrutturate"

I primi due campioni di vino bianco, croccanti nell'atto del versamento, risultano velati, e subito un profumo si diffonde, ancora prima di degustarli; entra subito il primo piatto, bene con i tempi.
1. DURELLO di Menti, 2010 metodo classico, vino volutamente declassificato, venduto a testa in giù per lasciare decidere al cliente se manterere i lieviti oppure eliminarli con la stappatura.
Note fruttate e poi burrose, grande questo produttore che ho scoperto da mio cugino... e lo ringrazio per questo!
2. Velato, fiori di campo, camomilla, in bocca morbido e corposo, direi quasi caldo, è ...un SAUVIGNON della Loira, di Bruno Alion, NO solfitazione e NO utilizzo di macchinari idraulici (per evitare che venga "sballottato".
****abbinamento con CAPESANTE gratinate, destrutturate (gran bel piatto) e un pomodorino secco (che forse era troppo saporito), eccezionali comunque. Vedete dalla foto? La gratinatura è quella verde SOTTO alle capesante...

NON esiste un abbinamento perfetto, è sempre troppo soggettivo, ognuno di noi ha vissuto e vive esperienze sempre relativamente diverse da tutti gli altri ( e per fortuna) pertanto le reazioni al cibo e al vino sono poco confrontabili. Possiamo però avvicinarci.

3. Meno aromatico il terzo campione, sentori di nocciola, vino più "operaio", tiene il metallico bene. Siamo in Rodano a 5 km dal mare, cemento e vetroresina, no solfiti annata 2011, Roussanne, Chezanne e Bourboulec (solo il primo avevo sentito!).
4. Aristocratico, raffinato, elegante, meno carismatico. Chenin Blanc 2013, si sta aprendo. Bertrand Jousset.
****Baccalà mantecato (non servito però), sarebbe stato ottimo abbinamento, ma hanno tentato una strada più difficile, con un'insalata di merluzzo, la parte incisiva lavorava sul grasso, poi emergeva il resto.


5. L'incontro con l'ossidazione di per sè è già una piccola morte, rende il vino più cedevole.  Si deve però ricercare cosa può dare superato il muro coprente delle sensazioni maderizzate.
Fortemente ossidato questo quinto campione non riuscivo a interpretarlo, come del resto molti in sala. Mentre Sandro accennava al fatto che per lui era l'abbinamento pù riuscito della serata.
Il tortello con la salsa verde
Pinot Gris, Bruno Schuller, produttore che adora l'ossidazione e la rappresenta intendendola artisticamente come la libertà dei vini (annata 2012).
6. Forte volatile al primo naso, Riesling della Mosella, MOLITOR (non Marcus) 1995, ha usato della solforosa, nessuna filtrazione però, insufflazione tramite elicotteri.
La confidenza con la morte è il modo di custodire la vita.
****Abbinamento con RISOTTO di GO', a dire il vero meno intenso del solito, conoscendo questo piatto, ma comunque ottimo e delicato.

7. Chenin Blanc, timido e chuso, di Janpierre Lobinot, Cuvèe Bistrologie, chiuso a dire il vero e poco espressivo al momento dell'assaggio
8. Champagne Cotes de Aube, RM, la parte più a sud della Champagne, quindi maturazioni più complete, 3 gr/lt di zucchero.
****Tortello con salsa verde (prezzemolo), piatto saporito e ricco, l'ho adorato, abbinamento bellissimo con lo champagne, l'alimento per eccellenza, non perde mai se stesso (!!)

9. Un po' torbido, oscuro, fila via, con una grande agilità e tensione. PINEAU (non Pinot) DONNISSE. Loira, annata calda e tannica. (averlo avuto un 2011, allora sì!)..

Esperienza fantastica, grazie ragazzi e grazie Sandro, non vedo l'ora di partecipare al tuo corso a maggio!!!

martedì 24 marzo 2015

Il migliore produttore al mondo di vini bianchi ... secondo Parker (ed ha ragione)

Ho intitolato questo post alla frase che mi ha incuriosito a partecipare alla serata tutta alsaziana; di solito non considero l'opinione di un critico, ma voglio capire come ragiona uno dei critici più influenti del mondo del vino.

L'Alsazia è stata proposta in molteplici occasioni e posso dire che mi ha sempre soddisfatto in linea di massima, sia come bravura dei produttori, sia come sensazioni e equilibri dei vini proposti.

Questa sera viene proposta una carrellata di prodotti tutti della ZIND-HUMBRECHT, azienda importante in Alsazia, che produce vino dal 1620 (con la famiglia Humbrecht), quasi 400 anni!!
Dal 1959 nasce il Domaine Zind-Humbrecht, dal matrimonio di Leonard Humbrecht e Geneviève Zind.

Votati alla pura biodinamica, questi produttori mantengono i rendimenti estremamente bassi e tra i vigneti si passa solo a piedi o al massimo con i cavalli...

Punte di diamante dell'azienda, i classici vitigni alsaziani, Gewurtztraminer, Pinot Gris, Riesling e Muscat.

La cosa che mi ha colpito è la grande capacità di tutti i suoi prodotti di esprimersi a più livelli, con toni cangianti e multisfaccettati, e questo rispecchia la volontà del produttore.

Normalmente per mia memoria segno con delle stelle da una a 4 (finora ho dato 4 solamente all'Annamaria Clementi) e va detto che normalmente do una o due stelle. In questa serata mi sembrava di disegnare una costellazione sul foglio, tanti erano i vini ottimi!

Leit motiv della serata una mineralità sempre presente, con varie sfumature, dalla grafite, la pietra focaia, l'idrocarburo.... Iniziamo con il PINOT BLANC 2010, il miglior pinot bianco che abbia mai assaggiato, pur essendo inferiore agli assaggi successivi, era parte di un percorso significativo, dorato vivace, bella nota di sasso bagnato, fresco ma anche morbido, un bel bere, 19,50 forse un po' caro (come molti dei vini della serata, unica pecca)

Il PINOT GRIS 2012 era davvero un riverbero di riflessi sia alla vista che al naso, grande carattere al naso, forse meno coerente in bocca, frutta esotica e fieno in macerazione, ci stiamo solo scaldando.

Salto il terzo campione, unico vino meno interessante e mi soffermo sul RIESLING HERRENWEG de TURCKHEIM 2012, polvere da sparo che pizzica al primo impatto, poi cedro, pompelmo, agrumi ma non lime. Qui il livello si alza.(e anche il prezzo, siamo a 32)

Uno dei protagonisti assoluti della serata: RIESLING CLOS WINDSBUHL 2010, davvero eccelso. Idrocarburo e frutta matura. Vibrante, verticale, citrino, bocca pulita e desiderosa di incontrarlo nuovamente... (55 euro però!!)

GEWURTZTRAMINER 2013, aroma tipico del vitigno, con le classiche sensazioni riconoscibli di litchi e rosa fresca, a dire il vero però a confronto, per lo stesso prezzo acquisterei il NUSSBAUMER a occhi chiusi. Nulla toglie al fatto che sia un gran bel prodotto.

Secondo vino eccezionale, il MUSCAT HERRENWEG 2008, note dell'evoluzione molto presenti, innanzitutto dal colore, che super le note dorate, virando nell'ambra brillante.  Qui non si avvertono note di moscato, ma note di frutta cotta, mela e pera (credo si dovesse aprire un po' di più, magari averlo avuto a casa...) albicocca secca, basso residuo zuccherino, ma presente.

Un vino dall'ottimo rapporto Q/P è stato il ZIND 2010, che prende il nome dell'azienda, l'ho anche acquistato! Non posso dire che sia stato al livello degli altri, ma senz'altro mi ha lasciato una bocca perfetta e il ricordo dell'idea produttiva del vignaiolo.

Finale con i due dolci, che non ho apprezzato, forse a causa dell'abbinamento poco riuscito, mousse con crema all'arancia e cioccolato fondente, troppo intensa e anche fredda quindi inabbinabile.

Cercherò ancora questi vini e li consiglio vivamente.

domenica 8 marzo 2015

Degustazione AIS a Treviso assieme a Luca Martini, i vini del vecchio mondo

Libano, Israele e Georgia, culla della vite e del vino, sono paesi poco conosciuti in Italia dal punto di vista della produzione di vino.

O meglio, sappiamo tutti che ne producono, ma a dire il vero non sono molto ben distribuiti nè proposti nelle enoteche. Dopo questa serata mi sento proprio di dire che dovrebbero.

Il delegato AIS di Treviso, Wladimiro Gobbo, presenta il grande campione toscano Luca Martini, miglior sommelier WSA 2013, assieme ad un panificatore e un affinatore della zona e alle rappresentanti del consorzio del prosecco Valdobbiadene Superiore.

Unica pecca della serata la marchettona di un abbondante quarto d'ora sul prosecco, sulla denominazione, quanti sono i produttori, quanti ettari, ecc ecc... Che nervoso mi ha fatto.
Poi Luca ha chiesto scherzosamente alla rappresentante se fosse veramente il metodo ancestrale il prosecco tradizionale, lei ha risposto che in realtà è nato prima il prosecco fermo (ma cosa dice!!) infatti Gobbo ha corretto il tiro dicendo che è il colfondo... che figuraccia.

A parte questo la serata si è svolta benissimo, considerate le persone in sala (credo più di cento sicuramente), ottimo servizio, rapido e senza sbavature, i vini proposti sono stati spiegati da Luca con descrittori inusuali e soprattutto con grande modestia e bravura.

1. Chateau MUSAR white 2000, il nome dei vini libanesi conferma la grande presenza di enologi e vitigni provenienti dalla Francia, in questo caso si tratta di OBAIDEH e MERVAH, due nomi che non sentiremo spesso, ma fanno riferimento ad altri due ben più famosi, rispettivamente SEMILLON e CHASSELAS.
Prima annata in commercio, colore TOPAZIO, un colore brillante, vivo, è una gemma preziosa, splendido. Speziatura molto presente appena si mette il naso nel bicchiere, legno di cedro (in libano è anche l'albero nazionale!), fiori di zagara, timo, rosmarino, mandorla e note burrose come di burro di arachidi.
Avvolgente, secco, chiude su note mielate, minerale, finale anche di nettarina. Un filo di tannino, probabilmente ha macerato qualche ora sulle bucce, e buona corrispondenza naso/bocca.
Io l'ho adorato e sebbene avesse 15 anni chi li sentiva!!
2. Chateau MUSAR Red 1998 un rosso dopo un bianco, scelta che va contro alle normali regole ma con Luca si può, infatti ogni assaggio era calcolato bene. Stesso produttore, stessa vallata, Bekaa, qui siamo come vigneti nel sud della Francia, Cabernet Sauvignon, Carignan e Cinsault.
Colore e sentori dell'evoluzione. Luca rileva che forse l'annata o il luogo stesso erano molto caldi infatti ci sono stati probabilmente dei problemi in fase di maturazione; ricorda lo stile dello Chateneuf du Pape.
Poca materia colorante, note balsamiche, gomma bruciata, china, curcuma, ematico, menta selvatica.
Secco e fresco, asciuga le mucose, note fruttate, corrispondenza meno marcata del primo, prugna fresca.
Questo vino per me non aveva lo stesso "quid" emozionale del primo, non l'ho compreso forse. Resta il fatto che fosse veramente interessante.
Anfore da vino, tratta dal web
3. Iago Bitarishvili Chardakhi 2012 anforato, siamo in Georgia, regione Kartli,vitigno CHINURI, qui i vitigni autoctoni sono talmente tanti (oltre 1200 ma possiamo dire che vinificati in quantità maggiori solo la metà) che superano la ricchezza ampelografica italiana (unico paese al mondo che ci supera). Qui entriamo nel mondo degli anforati, vini che vengono lavorati in queste grandi anfore (ma più piccole di quelle di Gravner)
Note ossidative subito preponderanti, lento nel bicchiere, lacrime lente e archetti fitti, the al gelsomino, anice, pesca secca, albicocca secca, papaya, pasta al curry . Secco, caldo, pieno, fresco, tannico, un tannino che dà spessore al sorso, cremoso, che lascia in bocca note pulite.
Intenso e persistente, pochissima solforosa. Ricordare il nome delle anfore QVEVRI.
4. Zurab Topuridze Chkhaveri Blanc 2013 ancora in Georgia, regione Guria, vitigno Chkaveri, è tipo uno chardonnay per capirsi, sentore di RIDOTTO (ma non me lo ricordo già più...) con questa bassa solforosa probabilmente ha risentito delle condizioni meteo o dell'umidità cambiata (sono vini molto sensibili). Caucciù, anice stellato, pompelmo (io ho sentito anche luppolo, come di birra IPA).
Vino Triple A, limone, anzi LIME, ginestra appassita, cedrata.
Vino che Luca trova molto stimolante, noi così com'era nel bicchiere proprio no, ma divertente da scoprire sì questo posso dirlo.
5. La lunga carrellata (8 campioni) continua inarrestabile,  ancora in Georgia, con OUR WINE, Saperavi Grand Cru AKHOEBI 2011, Regione Kakheti, il vitigno Saperavi assomiglia ai cavalli di razza Sagrantino o Mavrodaphne, grande capacità tannica.
Cupo, non troviamo grande evoluzione, il colore è impenetrabile e macchia le pareti del bicchiere, lasciando anche molto residuo. Color melanzana, ai fianchi. Tanta freschezza (lanciando uno sguardo all'interno del bicchiere, il colore è vivido), un naso complesso etereo, come di cera (mi ha ricordato all'istante le candele colorate) cumino, caffè, cioccolato arrostito (!!!) fieno bruciato e carne alla griglia (qui Luca si è sbizzarrito!) finale di aceto balsamico al melograno (neanche sapevo esistesse).
La grande acidità bilancia ottimamente il tannino, che altrimenti sarebbe improponibile.
Abbinamento? Spiedino di pecora (le note animali vengono mitigate dal tannino), pesto di ceci e yoghurt greco.
6. Arriviamo in Israele con  GAMLA Brut non vintage 2011 M.C. prodotto in Galilea, da Pinot nero e Chardonnay. Il colore si avvicina ad un cipria, era più su note di buccia di cipolla che dorate.
Biscotto, brioche, pane tostato, semi di finocchio, pepe bianco, note boisè (boscoso). Secco, fresco, lime, cedro candito, chiusura vibrante. E' un vino KOSHER.
In Israele i prodotti come questo (o forse tutto) deve rispettare le imposizioni della Torah, ogni prodotto deve essere controllato dal rabbino, deve seguire certe tipologie di preparazioni (in casa hanno due lavandini, uno per i preparati KOSHER), ma nel nostro caso i lieviti devono essere per forza SELEZIONATI, in quanto i lieviti indigeni non hanno provenienza o certezza, potrebbero essere "impuri"
Poco altro da dire se non che lo abbiamo ADORATO !    

7. settimo campione, sempre Israeliano, YARDEN Chardonnay Organic ODEM 2012, colore ORO vivace, naso di vaniglia, cocco, banana, ananas candita, frutto della passione, latte di cocco, mela e cannella, KOSHER (lieviti francesi selezionati).
Questo vino è stato presentato secondo me per confrontare un tipo di prodotto diverso, meno stimolante degli altri ma tecnicamente perfetto (era piacevole ma troppo semplicione, i sentori erano tutti morbidi così come il vino, nessuna freschezza, tanta vaniglia ecc.).
Luca ha anche così voluto vedere cosa ne pensava la platea in sala. Tutti concordi nello "scartare" questo campione, che comunque faceva parte del percorso logico.
8. Ultimo vino, un rosso, YARDEN Pinot noir 2009 stesso produttore dello chardonnay n. 7, sempre Israele quindi, zona di Katzrin, Northern Golam. Pinot nero. Rubino, evoluto. Brilla verso tonalità mattone, sull'unghia ("RIM" in inglese) e danza lento nel calice (14,5%) lacrimazione lenta, fitta e regolare. Equilibrio fra lacrime, nel modo in cui scorrono (questo passaggio però non mi è stato chiaro, approfondirò). Naso pulito e franco. Carruba, curcuma, pepe rosa, fragola, mentuccia muraiola, funghi, champignon e charantelle.
Secco, fresco tannino polimerizzato che dà spessore e lunghezza, ricordarso le tre colonne portanti del tannino del vino: SAPORE//SPESSORE//LUNGHEZZA. Mineralità e note boisè.
Io l'ho apprezzato e mi ha ricordato un pinot nero di borgogna che ho assaggiato il mese scorso...

Grazie a Luca e alla delegazione di Treviso per questa bella esperienza, tornerò a trovarvi!