lunedì 8 dicembre 2014

Visita a Rovereto, eccellenze del territorio 6/12

Oggi giornata memorabile, di quelle che restano nella storia di una persona e non esagero!

A Rovereto, mitigato dall'Adige, il clima è più favorevole, inoltre l'aria fredda che scende dalle alte montagne fanno della val d'Adige, la vallagarina e la Terra dei forti una zona vocata per la viticoltura, non dimentichiamo i terreni che vanno dai sedimentari ai porfidi.
Qui le varie DOC si accavallano, troviamo Casteller, un vino rosso e giovane, TRENTO DOC, eccellenza della spumantistica italiana (ma poco conosciuta anche nei locali trentini!), Valdadige Doc e Trentino Doc, insieme di vini e vitigni tipici, e poco prima Terra dei forti, interregionale con il Veneto.

Consigliati dai colleghi sommelier, che alla giornata al MuSe di Trento si sono emozionati davanti al produttore "del Revì", ho deciso di fare gruppo e andare a visitare questa piccola realtà che è poco conosciuta anche nelle guide (es. Gambero Rosso la nomina in un trafiletto alla fine del Trentino in "altre cantine").

Premetto che le aziende a conduzione familiare non hanno tempo nè possibilità per dedicarsi alle guide nè ai critici enogastronomici che chiedono tutto e subito, mentre la loro filosofia è della realizzazione artigianale, con senno e tempistiche differenti.
Arrivati ad Aldeno troviamo con difficoltà la piccola azienda che sembra in tutto e per tutto un'abitazione privata.  Veniamo accolti con competenza e disponibilità da Giacomo, il fratello più giovane, che ci mostra le varie fasi di etichettatura in corso, stanno aumentando la produzione ma lo spazio richiesto è sempre maggiore per poter garantire annate di affinamento minimo di 36 mesi...

Assaggiamo il primo prodotto, il dosaggio zero, e subito comprendiamo il livello alto dell'azienda, la cura maniacale dell'equilirio e della facilità di beva del padre titolare ed enologo, nonchè la grande complessità ed eleganza al naso ed in bocca. 4 bottiglie in conto subito.

Continuiamo con il brut, che mi ha un po' spiazzato, per un residuo zuccherino ben percettibile e forse non era il prodotto che cercavo, sempre ottimo livello comunque.

Il rosè da pinot nero, 8 gr/lt di zuccheri e non sentirli con più di 7,5 gr/lt di acidità presente, sorso fruttato e caramelloso, ma di un equilibrio fantastico, è stato ricercato apposta e calibrato per essere in bilico lasciando la sensazione dolce senza rovinare la piacevolezza. Inoltre il finale arriva alla persistenza, poi continua attenuato ma sempre presente, per molto tempo ancora, come avere una caramella che avete finito ma si ripresenta ancora ed è benvenuto! Altre 2 bottiglie

Ultimo nato in azienda (ma altri prodotti in avvenire in arrivo) il loro CRU Blanc de blanc chardonnay in purezza (biologico), vigne a 700 mt, viticoltura eroica, il Paladino, avvolto in un sacco e in una foglia di mais, con una elegante pergamena, una bottiglia in fiducia!!

Ringraziamo il simpatico Giacomo e scappiamo, siamo già in ritardo per Letrari...

Accolti dal figlio avvocato, siamo condotti per la parte posteriore dell'azienda, sono dotati di giropalette automatici (tutto fatto in Italia) ma per questioni di tempi stretti (sono le 11 e mezza e dovevamo arrivare alle undici, per finire alle 12!!) passiamo subito alla degustazione, nella grande e addobbata sala di assaggio.

Conosciamo la famiglia, il padre, Leonello Letrari e la moglie, e cominciamo a conoscerci reciprocamente assaggiando il loro base, il dosaggio zero.
Avendo ancora in mente l'eccellente dosaggio zero di Revì, mi è sembrato un livello inferiore, sia come eleganza, sia come persistenza e intensità; inoltre il Grande Vecchio (Leonello) era ancora in fase di studio, stavamo rompendo il ghiaccio.

Continuando con il secondo prodotto, un BRUT, schietto, lieviti certo, ma anche frutta secca, nocciole e sensazioni dolci tipo caramella d'orzo; migliore del brut di Revì a mio avviso.
A questo punto sono cominciati gli aneddoti e scopriamo che Leonello altri non è che il cugino del Prof. Attilio Scienza (miii non ci posso credere quanto è piccolo il mondo!) inoltre è uno dei fautori della scoperta e impollinazione dell'incrocio REBO, ottenuto da MERLOTxMARZEMINO (finalmente scoperto l'arcano, diffidate da chi dice MERLOTxTEROLDEGO, non è vero, ce lo ha detto colui che fisicamente ha fatto l'impollinazione!!).

Continundo con un Rosè, che ha appena ottenuto il diritto per legge di fregiarsi del titolo di "riserva", stanissimo colore dal pinot nero, ambra brillante...  Buona armonia e generalmente convincente, non ne ho preso per il budget...

Stiamo per passare ad un rosso, quando il Grande Vecchio, rincuorato dalla nostra incredulità ai suoi racconti da buon capostipite di una generazione, decide di fare aprire il mito di Letrari, la loro Riserva 976, non dico altro. Immediata la nota di liquirizia al naso, incredibile sensazione, proprio di bastoncino nero di liquirizia pura, non la radice!! Poi frutta esotica, frutta secca, sensazioni di fieno e anche quasi di menta. Fantastico, una bottiglia subito, assomiglia al Giulio Ferrari (tanto che nei panel di degustazione alla cieca la scambiano per tale) ma costa quasi metà!!

Concludiamo con uno dei loro rossi, un taglio bordolese atipico, oltre al merlot e al cab. sauv. anche il lagrein. Adorabile, si avvicina tanto al lagrein, vino normalmente difficile e duro, ma fruttato, qui presente in un complesso abbastanza equilibrato e dalla forte struttura. Tanto abbinabile con un equilibrio giocato più sulle durezze senza essere però troppo sbilanciato, come potrebbe essere un lagrein in purezza.
Immagine tratta dal web, la Vallagarina

Ci alziamo e ringraziamo i signori, così cordiali, ci scappa il bicchierino di passito di moscato rosa, grande aromaticità, anche se la bottiglia era troppo fredda, di rosa, di fragola, e lasciava la lingua un po' ruvda, un bel tannino. Presa un'altra (mi sto spennando).

Partenza per il pranzo (sono le due passate e siamo in ritardissimo) per la Casa del Vino della Vallagarina, vecchia nostra conoscenza a Isera, creata dai produttori per avere una vetrina costante in ristorante. Ottimo pranzo, antipasto di baccalà fritto e un primo di tagliatelle alla crema di cavolo e pezzetti di pancetta croccante annaffiati da marzemino (vinoso e classico) e un marzemino atipico (balsamico e speziato).

Concludiamo il giro acquistando delle bottiglie di Vallarom, altra sorpresa, di proprietà del nipote di Attilio Scienza e biodinamica. Di Vallarom avevamo già assaggiato il fantastico Chardonnay e lo spumante Vò, veramente interessanti.

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